Sognalarecensione-La figlia femmina



LA FIGLIA FEMMINA

Autore: Anna Giurickovic Dato
Casa editrice: Fazi Editore
Pagine: 183
Data di pubblicazione: 26 gennaio 2017


TRAMA
Ambientato tra il Marocco e Roma, il romanzo racconta una storia di abusi in ambito familiare. Silvia, madre di Maria, incapace di rendersi conto dei problemi del marito Giorgio e del suo rapporto malato con la bambina, si ritrova ora a che fare con una figlia difficile, che non dorme la notte e ha comportamenti aggressivi. 
Sta cercando di voltare pagina grazie a Antonio, suo nuovo amore, e finalmente ha deciso di invitarlo a pranzo per presentargli la figlia.
Durante il pasto però, l'atteggiamento ambiguo e sensuale di Maria, che provoca Antonio, risveglia vecchie ferite e dolorosi ricordi.

RECENSIONE
Un libro che arriva dritto come un pugno nello stomaco, per la scrittura diretta e la drammaticità dei fatti raccontati.
Fin dalle prime pagine, è chiara la natura del rapporto tra la piccola Maria e Giorgio, un padre che abusa della sua bambina e usa lo sconfinato affetto della piccola nei suoi confronti per soddisfare le sue pulsioni malate.
I capitoli si alternano, i primi più brevi, in terza persona ma narrati con gli occhi di Maria, i secondi sono invece in prima persona, più lunghi, dal punto di vista di Silvia, vera narratrice del racconto.
Proprio il personaggio di Silvia ha scatenato in me le emozioni più contrastanti; da un lato provavo tenerezza per lei, in altri rabbia.
L'amore per il marito Giorgio, più grande di lei, è più che altro devozione; il pensiero e il benessere dell'uomo sono prioritari per lei, accetta di seguirlo in Marocco dove lui lavora e non riesce a cogliere i segnali della sua malattia neanche quando le si presentano palesi sotto il naso.
Ma continua a tenere gli occhi chiusi anche davanti agli avvertimenti delle maestre, che notano comportamenti autolesionisti e sessualmente disinibiti nella bambina, preferendo lavare i panni sporchi in casa credendo che tutto possa sistemarsi da sè.
E' naturale pensare a una madre come a quella che difende i figli a qualsiasi costo, ma Silvia, pur amandola moltissimo, non riesce a proteggere Maria da piccola, né ad aiutarla adesso che a tredici anni porta dentro i segni degli abusi.
La bambina che anelava l'affetto e l'approvazione del padre nonostante tutto, si è infatti trasformata in un adolescente problematica, che non riesce a dormire, non esce e non va a scuola, sfida la madre e riversa su di lei la sua rabbia.
In questo clima difficile si inserisce Antonio, uomo di cui si è innamorata Silvia dopo la misteriosa e drammatica morte di Giorgio e il conseguente rientro a Roma.
Il timore della donna nel presentargli la figlia è secondo me un modo per evitare la realtà e i problemi, preservando la bolla felice creata con il nuovo fidanzato dalla disastrosa situazione familiare.
I suoi peggiori timori trovano fondamento durante il pranzo; dopo un primo momento in cui Maria si comporta stranamente in maniera gioviale e affettuosa, comincia a provocare Antonio usando la sua acerba sensualità.
Questo atteggiamento risveglia in Silvia una serie di flash back dolorosi, di episodi legati al passato che svelano molto sulla vera natura di Giorgio e sui legami familiari.
I ruoli di vittime e carnefici si ribaltano e confondono, nessuno è davvero innocente, e il lettore non può che continuare a scorrere le pagine per capire fino a che punto arriverà la storia.

"-Dio almeno mi crede-.
-Tutti ti crediamo-.
-Tu non mi crederesti mai-.
-A cosa non dovrei credere, Maria?-.
-Che io sono un diavolo-.
-Tu sei un angioletto, sei una bimba-.
-Non è vero. Io il diavolo ce l'ho qua. Ma non lo so chi ce l'ha messo, ci sono nata così-."


L'innocenza che le è stata rubata troppo presto fa perdere a Maria il senso delle sue azioni, tanto da portarla a provocare i compagni di scuola o a giocare con il fidanzato della madre.  Perché di questo per lei si tratta, di un gioco, che a un certo punto la stanca ma che ha come fine quello di trattenere la madre solo per sé, allontanando gli uomini.
Il finale mi ha lasciato un gusto amaro, troviamo una Silvia sicuramente più consapevole e pronta a mettere davanti la figlia, ma secondo me ancora incapace di comunicare con lei e di aiutarla realmente.

Un particolare accento meritano le lunghe descrizioni di Rabat e del Marocco, che catapultano nelle tradizioni e nei costumi della popolazione.


Un romanzo che sicuramente non lascia indifferenti per i temi trattati, crudo e contronatura, che consiglio solo raccomandandovi di prepararvi per bene psicologicamente prima di iniziare 😓


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